Kim Dotcom, DMCA, e le parcelle da pagare
“Google, Facebook, Twitter, I ask you for help. We are all in the same DMCA boat. Use my patent for free. But please help funding my defense.”
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Così esordisce il noto Kim Dotcom, fondatore di Megavideo (ecc) prima, e oggi proprietario del servizio Mega. Vogliamo ricordare che Mega è un cloud (50 GB Free) nato più o meno dalle ceneri del precedente servizio, chiuso a livello globale ben più di un anno fa, a causa di infrangimenti di copyright lamentati da vari produttori di media aderenti al DMCA (Digital Millennium Copyright Act).
L’apertura di questo nuovo servizio risale a pochi mesi fa, quando ancora agli arresti domiciliari Kim Dotcom, annunciò su twitter la rinascita di quella che potremmo definire parzialmente “una fenice” forse. Questa volta però ha ben pensato di introdurre delle “piccole clausole” nell’utilizzo di Mega, che ad ogni modo lo dovrebbero tenere lontano da eventuali colpe dei propri utenti, offrendo un servizio di cloud dove i file sono criptati singolarmente, e dove lui non può essere a conoscenza di come gli utenti utilizzino il proprio spazio virtuale.
Ad oggi però a quanto pare il “povero” Kim sembra un po’ esasperato dalle ingenti spese legali che dovrebbero attestarsi attorno ai 50 milioni di dollari (fonte PuntoInformatico), così ha deciso di pubblicare il succitato twitt dove chiede supporto proprio nell’affrontare tali spese. Il pretesto, se vogliamo chiamarlo così, è la “vendita” di alcuni suoi brevetti, come il sistema di sicurezza noto come “autenticazione a doppio fattore”, sistema che ormai tutti o quasi conoscono, registrato addirittura nel 1998, che viene utilizzato quotidianamente e soprattutto senza sborsare un dollaro, da diversi big della rete.
Kim Dotcom non mette all’asta il proprio brevetto, come si può capire dal twitt, ma offre ad uso gratuito il sistema di sicurezza, a fronte di contributi economici. Possiamo solo immaginare che valore possa avere per il mercato informatico un sistema di sicurezza del genere, tenendo conto che non ne sono mai stati fatti valere i diritti fino ad oggi. Chissà se i big come Google, Facebook e via dicendo faranno orecchie da mercante, certo è che aiutare un personaggio così controverso, con delle condanne alle spalle, potrebbe non essere proprio una grande pubblicità. Staremo a vedere le prossime mosse di questi grandi giocatori.