Dopo ben 25 anni, l’Italia esce dalla “watch list” la lista dei paesi critici per quanto riguarda la protezione dei diritti del copyright.
La pirateria informatica è un problema che riguarda anche Linux e il mondo open source, dato che se non esistessero software “contraffatti” molto probabilmente molti più utenti utilizzerebbero software liberi. In tempo di crisi ad usare software “pirata” non sono solo i normali utenti ma anche aziende e perfino le pubbliche amministrazioni; molto spesso ignare che esistono valide alternative “libere”. Per fortuna la pirateria informatica nel bel paese sembra essere in calo, lo conferma la nuova edizione del Rapporto Special 301, un rapporto realizzato dall’ufficio del commercio statunitense (USTR) per valutare la situazione internazionale riguardante la tutela della proprietà intellettuale da parte paesi che sono partner commerciali con gli USA.
Secondo il Rapporto Special 301, l’Italia (dopo ben 25 anni) non è più inclusa nella “Watch List” ossia nella “lista nera” dei paesi critici per alto tasso di contraffazione e pirateria informatica.
Da notare inoltre che secondo lo studio della IDC denominato “The Dangerous World of Counterfeit and Pirated Software”, utilizzare software pirata non conviene dato che molto spesso incluso nel software “contraffatto” troviamo malware, troyan ecc che reca danni ingenti per la sicurezza e la privacy dell’utente.
Da notare inoltre che secondo lo studio della IDC denominato “The Dangerous World of Counterfeit and Pirated Software”, utilizzare software pirata non conviene dato che molto spesso incluso nel software “contraffatto” troviamo malware, troyan ecc che reca danni ingenti per la sicurezza e la privacy dell’utente.
Fa un po sorridere quando si vedono user e perfino aziende che utilizzano software antivirus craccati in Microsoft Windows, ignari che il miglior antivirus al mondo attualmente è gratuito e si chiama Linux.