Dall’arrivo dell’ultimo AD Microsoft ha mostrato un crescente interesse per il mondo open source: ha lanciato il WSL, portato diverse app su Linux (da Teams a Edge) oltre al file system exFAT. Inoltre, ha recentemente aderito come Premium Member alla Open Source Initiative. Visti i presupporti la Free Software Foundation ha chiesto un ulteriore sforzo in questa direzione: rendere Windows 7 software libero.
Windows 7 è stato rilasciato oltre 10 anni fa: l’arrivo del successore di Vista, uno dei sistemi operativi peggio riusciti a Microsoft, è datato 2009. Ad oggi si stima che oltre 1 miliardo di computer abbiano ancora a bordo Seven. Il suo market share è molto elevato, pari a circa il 33% delle installazioni di Windows. Possiamo dire con certezza che Windows 7 è forse la versione di Windows meglio riuscita alla casa di Redmond… tutto però ha una sua fine e la fine di W7 è datata 14 gennaio 2020. Sono ormai passate più di due settimane da quando l’OS di Microsoft è andato ufficialmente in pensione e non sarà più supportato: non verranno prodotte patch nè aggiornamenti. Solo le aziende che aderiranno all’ESU (Extended Security Updates) possono godere di altri 3 anni di supporto. Il prezzo dell’ESU cresce anno dopo anno. Continuare a usare Windows 7 è chiaramente possibile ma ci si sottopone a evidenti rischi che possono essere evitati passando a Windows 10 oppure optando per una distribuzione GNU/Linux.
La pazza idea della Free Software Foundation (FSF)
Da una decina di giorni la FSF ha lanciato una petizione chiamata UPCYCLE Windows 7. Essa ha già raccolto oltre 13’200 firme e l’obiettivo è semplice: chiedere a Microsoft di rendere Seven software libero in modo di consentire alla community di studiarlo e modificarlo.
Microsoft deve rispettare la libertà e la privacy degli utenti non semplicemente forzarli ad adottare le nuove versioni di Windows. L’azienda ha l’occasione per dimostrare di rispettare gli utenti e di tenere alla loro libertà, dimostrando che non si tratta solo di concetti sbandierati con finalità di marketing.
Difficilmente la casa di Redmond potrà acconsentire a tale richiesta che potrebbe frenare la diffusione di Windows 10. Microsoft però non ha ancora risposto in via ufficiale alla petizione.
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