Smartphone: le Android app sbarcano su Linux grazie ad Anbox
Il mercato degli smartphone è comandato da Android e da iOS, creature rispettivamente di Google ed Apple. Microsoft ha fallito nel tentativo di impossessarsi di una fetta di questo mercato (Windows Phone non è più in sviluppo da tempo) e allo stesso mopdo Canonical ha deciso di abbandonare il progetto Ubuntu Touch, che è ora portato avanti dai ragazzi di UBports. Il market share degli smartphone con a bordo Linux è ovviamente vicino allo zero e i motivi sono molteplici, uno dei quali è l’assenza di app importanti che tutti noi usiamo nel quotidiano. Questo problema però potrebbe essere presto risolto perchè gli sviluppatori di postmarketOS sono riusciti a rendere operativo Anbox.
Anbox (Android-in-a-box) è un tool che permette di far girare le app Android in modo nativo su Linux, come fossero normali app desktop a tutti gli effetti. Questo perché viene sfruttato lo stesso kernel per far girare sia la distribuzione Linux che le app Android, non c’è quindi emulazione o virtualizzazione ma si avvicina più al concetto di container. Non è un emulation layer bensì un Android containerizzato, ciò consente di risolvere la maggior parte dei colli di bottiglia (e quindi permette buone performance).
Il risultato è ottimo e presuppone che presto vedremo app native Android girare su postmarketOS. Anzi, è già possibile, come mostrato dallo sviluppatore Nikhil Ja su Twitter che ha in mano un PinePhone prodotto da Pine64.
Il team di PostmarketOS pare aver risolto definitivamente i problemi riguardanti Anbox dopo ben due anni di lavoro. Sul bug tracker Anbox è stato classificato come funzionante seppur ancora in via sperimentale.Ciò significa che non tutto funziona ancora come si vorrebbe ma la strada intrapresa è quella giusta.
Il problema principale è dovuto al fatto che Anbox si basa ancora su Android 7.1.1 Nougat e non sul più recente Android 10. Ciò significa che le app più recenti, che richiedono una versione dell’OS di Google superiore alla 7.1.1, potrebbero non funzionare su Anbox. Inoltre manca il supporto per Google Play e per Google Play Services. In ultima istanza bisogna anche dire che le prestazioni non sono certo quelle ottenibili con uno smartphone top di gamma Android: qualche piccolo lag e incertezza all’apertura sono evidenti anche osservando il video qui sopra. Anche se c’è da considerare che il PinePhone è uno smartphone da 150$ che monta hardware di basso livello pertanto anche usando Android nativo lo smartphone non sarebbe proprio scattante come un nuovo Galaxy S20.
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