Amministrazione che viene software che trovi. Potremmo riassumere così il continuo passaggio del comune di Monaco di Baviera da Windows a Linux e viceversa. Sono circa 15 anni che l’amministrazione cambia le carte in tavola ed è una questione tutta politica. La nuova amministrazione guidata dai Verdi e SPD ha deciso di tornare a Linux e, più in generale, di optare per soluzioni open source. Può essere visto come un bel colpo di scena dopo che a fine 2017, ve ne ho parlato in questo articolo, il sindaco Dieter Reiter espresse il proprio malcontento verso il software libero, accusato di essere meno evoluto di quello di Microsoft e sancendo il passaggio a Windows.
Il piano complessivo per il passaggio al software targato Microsoft prevedeva una spesa di 14 milioni per lo staff, 24 milioni per i consulenti esterni, 23,4 milioni per i servizi IT interni, 3,8 milioni per l’hardware e 29,9 milioni per le licenze di Windows, Office, e i software correlati, e 3,1 milioni per i test e l’addestramento del personale. Il totale sfiorava i 100 milioni di Euro. Tutto questo dopo che solo 4 anni prima, alla fine del 2013, dopo ritardi e difficoltà, il Comune di Monaco di Baviera era riuscito ad adottare LiMux, derivata di Ubuntu, su 14.000 PC usati dall’amministrazione. LiMux era una distribuzione studiata ad hoc per avere le certificazioni necessarie a operare integralmente nella PA tedesca.
La politica, più che questioni meramente tecniche, sembrano alla base di queste decisioni. La migrazione a LiMux è stata una decisione rosso-verde. Nel 2017 il bassaggio a Windows è stato deciso da una maggioranza SPD-CDU e ora il nuovo ritorno a Linux è capitanato da Verdi e SPD.
Monaco di Baviera: si torna a Linux e al software Open Source
La migrazione a Windows del 2017 è ancora in corso e non verrà annullata. Si tratta quindi di un cambio di rotta parziale.
Ovunque tecnicamente e finanziariamente possibile, la città si affida a standard aperti e software con licenza open source gratuita, evitando così prevedibili dipendenze da un produttore.
Il programma vede la sottoscrizione del principio “soldi pubblici, codice pubblico“. Se non ci sono dati privati il codice sorgente verrà reso pubblico. Un altro stimolo per il mondo Open Source tedesco è il Munich Open Source Sabbatical che va a premiare gli sviluppatori che vogliono occuparsi di progetti utili per l’amministrazione comunale.
Gli sviluppatori professionisti che vogliono concentrarsi interamente sull’ulteriore sviluppo di un progetto open source per tre o sei mesi possono richiedere una borsa di studio retribuita.
Perché gli enti pubblici dovrebbero spendere denaro pubblico per acquistare soluzioni proprietarie sottomettendosi alle decisioni di aziende private? Un forte sentimento di interesse verso il software aperto da parte della politica (almeno in Germania) è comunque innegabile, soprattutto considerando che anche la CDU ha inserito nelle sue linee guida il supporto al software libero. La Germania sta facendo da traino per un allontanamento dalle soluzioni proprietarie seguita da diverse città Europee (Parigi, Berlino, Madrid) che stanno facendo propri i principi della FSF. Al contrario, in Italia, non c’è (almeno io non ne sono al corrente) una pianificazione ben fatta per favorire il mondo open. Al limite qualche piccola iniziativa locale di governatori illuminati.
Riassumendo: questa nuova apertura verso Linux e verso il mondo open è un’ottima notizia… fino a quando non ci ripenseranno di nuovo. Il costo di questo nuovo cambio di rotta non è ovviamente noto e difficilmente stimabile. Scelta giusta? Scelta sbagliata? Il dibattito è ufficialmente aperto.
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