Sono state risolte, grazie all’azione coordinata di Canonical e di altre case produttrici, numerose vulnerabilità di sicurezza riscontrate in GRUB 2. Tra queste c’è BootHole, una falla molto grave che permetteva di bypassare l’UEFI Secure Boot, tramite una connessione locale.
BootHole ed il Secure Boot, non così sicuro
Gli sviluppatori GNU/Linux hanno rilasciato una serie di aggiornamenti per GRUB 2. Questo bootloader, utilizzato in quasi tutte le distribuzioni, è protagonista di almeno otto vulnerabilità di sicurezza. Tra queste, la più grave è stata soprannominata BootHole. Riguardando GRUB2, tra l’altro, sono interessate la maggior parte delle distro GNU/Linux. Il bug poteva essere utilizzato per ottenere l’esecuzione di codice arbitrario durante il processo di avvio, anche con Secure Boot abilitato. Gli aggressori, quindi, potevano installare rootkit o bootloader dannosi. Per utilizzare questa falla, tuttavia, il malintenzionato doveva essere in possesso di un accesso privilegiato alla macchina, in quanto per attivarla era necessario modificare il file /boot/grub2/grub.cfg.
Un intervento coordinato
Tramite questo report, Canonical ha reso noto di essere stata a conoscenza della vulnerabilità da aprile. Da tempo, infatti, ha iniziato una collaborazione con molti sviluppatori di altre famose distribuzioni Linux. Interessante come abbiano collaborato anche gli sviluppatori di Microsoft. Prima del rilascio degli aggiornamenti necessari a mitigare BootHole, tuttavia, sono state effettuate ulteriori indagini. Queste hanno portato alla scoperta di altre 7 falle:
C’è stato molto lavoro dietro le quinte per coordinarsi con gli OEM di Ubuntu. Così come per il coordinamento con le altre distribuzioni. Tutti questi sforzi hanno contribuito a garantire che Ubuntu e le altre distribuzioni GNU/Linux potessero rilasciare contemporaneamente gli aggiornamenti necessari.
A breve dovrebbero essere disponibili i pacchetti aggiornati di GRUB 2. È altamente consigliato, ovviamente, installarli quanto prima.
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