La Linux Foundation ha annunciato una nuova iniziativa, chiamata Public Health Initiative (LFPH), che sfrutta diverse tecnologie open source per aiutare a combattere il Coronavirus. Si basa sulle API di notifica dell’esposizione sviluppate da Apple e Google.
Con applicazioni basate sul sistema GAEN (Google Apple Exposure Notification), LFPH mira a supportare ogni fase del percorso di test, tracciabilità e isolamento.
Per portare avanti il progetto Linux Foundation Public Health è in via di definizione una comunità globale di aziende leader nel settore tecnologico e in quello della consulenza. Non solo: saranno coinvolte anche autorità sanitarie pubbliche, epidemiologi e altri specialisti in sanità, esperti di privacy, di sicurezza e singoli sviluppatori. Siamo entusiasti di lanciare questi progetti e riteniamo che la nostra funzione di unione e collaborazione tra varie società di diversi settori, possa essere determinante per combattere questa pandemia.
queste le parole di Dan Kohn, direttore generale del progetto.
Sette partner con la Linux Foundation
LFPH sta lavorando con sette partner: Cisco, doc.ai, Geometer, IBM, NearForm, Tencent e VMWare. L’iniziativa si focalizza su due applicazioni chiave: COVID Green e COVID Shield che sono sviluppate in Canada, Irlanda e negli Stati Uniti.
COVID Green è stato sviluppato da un team di NearForm come risposta del governo irlandese alla pandemia. Dal suo lancio, avvenuto due settimane fa, è stata scaricato da un terzo della popolazione adulta Irlandese. COVID Shield, invece, è sviluppato da un team di volontari che lavorano per Shopify. Non è un’app scaricabile direttamente ma offre un punto di partenza per le autorità.
Entrambe le applicazioni, verranno date alle autorità sanitarie di tutto il mondo che potranno personalizzarle per creare le proprie app di tracciamento dei contatti. In Italia, ad esempio, è disponibile la tanto chiacchierata app Immuni: anch’essa usa le medesime API di Google ed Apple. Altre nazioni (Svizzera, Lettonia, Germania, Polonia, Arabia Saudita, Irlanda e Danimarca) hanno già lanciato le proprie app di tracciamento che però non stanno registrando un particolare successo.
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