Uno stato federale tedesco, lo Schleswig-Holstein, ha deciso di passare a Linux abbandonando Windows e, più in generale, di avviare una transizione da software proprietario a software open source. Tutto l’impianto di computer utilizzato dagli statali, si stimano circa 25’000 macchine, sarà aggiornato entro la fine del 2026 secondo tappe ben precise.
Il periodo è considerevolmente lungo, ma probabilmente si tratta di una scelta corretta. Insegnanti, impiegati, segretarie… tutti gli utenti dovranno abituarsi a un sistema operativo nuovo e a un parco software diverso da quello cui sono avvezzi. Ad esempio la suite Office sarà rimpiazzata da LibreOffice, come confermato da The Document Foundation. Probabilmente un passaggio indolore per un power-user, meno per persone poco avvezze all’uso della tecnologia.
Linux e l’open source rimpiazzano Windows e il software closed
Il cambio di rotta è dovuto a questioni economiche e di contenimento costi e, pare, anche a una visione lungimirante da parte dell’amministrazione, che vede l’open source come alternativa migliore rispetto al software proprietario. A spiegare la decisione è intervenuto Philipp Albrecht, ministro per la trasformazione digitale del land tedesco:
Le ragioni che hanno portato a questa scelta sono, in primo luogo, finanziarie, perché i canoni di licenza sono sempre cresciuti negli ultimi anni. Inoltre, vogliamo raggiungere i nostri obiettivi di digitalizzazione della pubblica amministrazione. L’open source ci offre maggiore flessibilità. Allo stesso tempo, si applicano tutti i vantaggi che l’open source ha da sempre: indipendenza, sicurezza e protezione dei dati.
Interessante sottolineare che questa mossa riguarda ogni aspetto informatico dell’apparato statale. Dunque non soltanto il sistema operativo e la suite per l’ufficio. Dall’infrastruttura cloud, che si baserà su un’infrastruttura open, fino al software per le videoconferenze, la scelta sembra ricadere su Jitsi, tutti i ponti con soluzioni proprietarie saranno tagliati. Una mossa davvero ambiziosa.
La storia si ripete
La migrazione dal software proprietario a soluzioni open è una strada che è già stata battuta da altri. Sicuramente comporta un’importante serie di vantaggi, ma se gestita male si può rivelare controproducente. Si azzerano i costi dovuti alle licenze e si ha un maggiore controllo locale sul codice che alimenta il tutto, questo è uno dei motivi per cui alcune autorità di tutto il mondo stanno valutando tale transizione. D’altro canto è necessario investire risorse per insegnare ai dipendenti pubblici l’uso di software cui non sono abituati e avere a disposizione un parco di tecnici in grado di risolvere le anomalie.
Ci sono stati altri casi di transizione da closed a open source, anche in Germania. Monaco di Baviera, ad esempio, ha lanciato il progetto LiMux nel 2003, ma nel corso degli anni ha cambiato idea infinite volte, facendo solo a un gran pasticcio e sostenendo costi superiori rispetto al mantenimento della soluzione proprietaria. Anche Amburgo recentemente ha deciso di dotare la pubblica amministrazione di software open source. Avrà miglior fortuna lo Schleswig-Holstein? Lo scopriremo nei prossimi anni. Se volete approfondire vi rimando al documento ufficiale pubblicato dallo stato tedesco, anche se dovete conoscere il tedesco se volete capirlo…
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