Unity 8 non sarà il destkop environment di default in Ubuntu 16.10 Yakkety Yak a detta del team di sviluppo ma sarà disponibile in una sessione alternativa.
Dopo il rilascio di Ubuntu 16.04 con ancora a bordo Unity 7, molti speravano che la prossima versione del sistema operativo di Canonical avrebbe abbracciato il più moderno e innovativo Unity 8 insieme al display server Mir, relegando il loro predecessore a una meritata pensione.
Purtroppo, il team di sviluppo ha smentito le voci in proposito durante l’apertura dell’Ubuntu Online Summit che si sta svolgendo questa settimana attraverso una serie di Google Hangouts; Ubuntu 16.10 avrà ancora Unity 7 come desktop environment di default.
Tuttavia, non tutto è perduto per chi non ne può più di aspettare. Unity 8 e Mir saranno comunque disponibili come sessioni alternative dalla schermata di login, permettendo a tutti di provarlo.
Questa mossa denota come Canonical sia ancora incerta sulla stabilità della nuova interfaccia da loro sviluppata e non se la senta di promettere che il progetto raggiungerà una maturità sufficiente a rimpiazzare Unity 7 in meno di sei mesi. Mentre su pochi dispositivi specifici come tablet e telefoni è possibile estirpare bug e problemi di compatibilità caso per caso, il più vario mercato PC è una gatta ben diversa da pelare.
Cosa aspettarsi da Unity 8 in Yakkety Yak?
Nonostante la riluttanza ad affidarvisi completamente, Canonical ha comunque in programma svariati obiettivi che si propone di raggiungere entro ottobre per avvicinare Unity 8 al suo rilascio definitivo.
Per prima cosa è in programma la feature parity con Unity 7, traguardo molto significativo che comporta un miglioramento alla gestione di monitor multipli, più finestre in modalità desktop e altre novità.
Inoltre, Canonical si propone tanti cambiamenti tra cui:
- Il porting dell’Ubuntu UI Toolkit dal QML al C++
- L’integrazione del supporto ai driver Vulkan/Khronos in Mir
- Aggiungere il supporto ai menu globali nelle applicazioni X su Unity 8
E in generale vari aggiustamenti all’esperienza del desktop “converged” a cui mirano da anni.
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